Bambini della strada
Quattro dei nove bambini di una famiglia jenisch affidati nel 1929 da Alfred Siegfried all'orfanotrofio St. Josef di Grenchen.

Famiglie e bambini colpiti

Testo: Sara Galle

Concepita originariamente come compito nazionale, l’azione «Bambini della strada» si ridusse infine ad alcuni Cantoni e Comuni. Le vittime furono famiglie jenisch che ne avevano il diritto di cittadinanza.

Origine dei bambini e delle loro famiglie

Il 90 per cento dei 586 bambini assistiti da Alfred Siegfried e Clara Reust proveniva da soli quattro Cantoni, la metà circa dai Grigioni. Quasi 100 bambini provenivano dai Cantoni Ticino e San Gallo, altri 40 circa dal Canton Svitto.

Ma c’erano e ci sono Jenisch anche in altre regioni. Questi dati evidenziano piuttosto i luoghi in cui le autorità collaboravano maggiormente con Pro Juventute. Non a caso la maggior parte dei «bambini della strada» proveniva dai Grigioni, l’unico Cantone che disponeva di un’assistenza istituzionalizzata per i cosiddetti «vaganti». Essa prevedeva che questi ultimi diventassero sedentari, cosa che spesso falliva per la resistenza dei Comuni che si opponevano al trasferimento di famiglie jenisch. L’assistenza si concentrò perciò su un secondo provvedimento: sottrarre le bambine e i bambini alle loro famiglie. Pro Juventute approfittò dell’atteggiamento di rifiuto dei Comuni verso gli Jenisch. In altre parole: con il loro atteggiamento i Comuni favorirono le sottrazioni e i collocamenti extrafamiliari delle bambine e dei bambini jenisch.

I «bambini della strada» provenivano da poche famiglie e gruppi familiari di determinati Comuni sulla cui collaborazione i tutori potevano contare. Oltre l'80 per cento dei bambini erano fratelli e sorelle, altri erano imparentati tra loro, e in 100 casi uno dei genitori era già stato interessato dall'opera assistenziale. Alfred Siegfried riferisce che includeva nel «popolo nomade» le famiglie i cui parenti aveva già registrato nel suo schedario. Elaborò anche degli alberi genealogici. Otteneva dagli informatori più disparati dei dati in merito alle famiglie, dati che non venivano controllati e furono anche usati per accuse verso i genitori da presentare all’attenzione delle autorità. Per Pro Juventute i genitori provenienti dalle cosiddette famiglie vaganti non erano sostanzialmente in grado di educare i propri figli, perciò furono sottratti i figli anche a famiglie che abitavano in una casa. Molti funzionari pubblici condividevano i pregiudizi nei confronti degli jenisch.

Sottrazione dei figli da parte di altre istituzioni

Le bambine e i bambini delle famiglie nomadi furono dati in affidamento anche dalle autorità di altri Cantoni e Comuni così come da istituzioni private, ad es. dall'Opera serafica. Poiché le istituzioni statali e le assicurazioni sociali erano assenti o lacunose, le organizzazioni caritatevoli ebbero un'importante funzione nell'assistenza. La maggior parte delle istituzioni alle quali Pro Juventute affidò i «bambini della strada» erano dirette da enti ecclesiastici e privati.

Non è stato ancora stabilito quante bambine e bambini in totale furono sottratti a famiglie jenisch in Svizzera. I Cantoni della Svizzera interna e della Svizzera orientale seguivano pratiche analoghe per disciplinare e assimilare le persone definite «vaganti», accusate di avere uno «stile di vita dissoluto» o di essere «oziose». Il Canton Grigioni, con la sua assistenza istituzionalizzata per i «vaganti» funse da modello e fu il più importante partner di Pro Juventute.